Il tribunale ha dichiarato nullo il licenziamento di una lavoratrice che si era rifiutata di fare sesso con il suo superiore Legal News

La Corte Superiore di Giustizia di Murcia, con sentenza dell'8 marzo 2022, ha dichiarato nullo il licenziamento di un dipendente una settimana dopo aver ricevuto una proposta sessuale da una superiore, che lei ha respinto.

Sotto l'apparenza di un licenziamento dovuto al compimento dell'opera o del servizio, nella causa veniva occultato un licenziamento quale ritorsione nei confronti della lavoratrice per non aver accettato le avances sessuali del suo superiore.

La società ha denunciato la cessazione del rapporto di lavoro per cessazione del rapporto di lavoro rispetto ad un'attività non realmente cessata, essendo noto che, dopo la cessazione, essa ha continuato ad essere svolta da altri lavoratori.

molestia

Al pranzo di Natale dell'azienda, in un pub e mentre giocavano a biliardino, in presenza di altri colleghi, ha toccato il sedere dell'operaia e le ha sussurrato all'orecchio che voleva fare sesso con lei. La lavoratrice insieme ad un'altra collega a cui ha suggerito l'accaduto ha deciso di lasciare il posto.

Il licenziamento è stato comunicato una settimana dopo la riunione della lavoratrice in cui la possibilità di avere rapporti è stata suggerita nuovamente dal suo superiore, -questa volta indirettamente-, perché le sarebbe stato conveniente per i cambiamenti che sarebbero avvenuti nella l'azienda. .

In questo incontro, se bene, il superiore si è scusato per il suo atteggiamento al pub, rimproverandosi per il suo comportamento, giustificandosi dicendo che forse non era il luogo o il modo giusto per iniziare una cosa del genere e così in un altro modo o nell'altro Se voleva essere diverso, ha finito per dire al lavoratore che presto ci sarebbero stati dei cambiamenti in azienda, che era molto contento dello sviluppo del suo lavoro, ma che doveva pensare a cosa voleva fare per mantenere il suo lavoro.

Questo iter ha rivelato che il licenziamento del lavoratore non aveva un motivo ragionevole e giustificato, e tanto meno che era giustificato al termine del lavoro; Per contro, la Camera ritiene che vi siano sufficienti indicazioni regionali per sapere che esiste una situazione di molestia sessuale da parte del datore di lavoro, giunta al tocco del sedere dell'attore, e che proprio tale incidente ha condizionato la permanenza del lavoratore nella società, in modo che, una volta accreditate le indicazioni di violazione dei diritti fondamentali (nella sua forma di libertà sessuale), il licenziamento debba essere dichiarato nullo.

E in merito al risarcimento del danno morale, la Camera rileva che solo con la dichiarazione di nullità del licenziamento il danno morale non si intende riparato senza più quando, come nel caso, vi sia un'impugnazione contro la libertà sessuale e la dignità della donna lavoratrice, alla quale è inerente un alto onere di danno morale proiettato sui beni intimi della persona, sofferente del tatto.

Per quanto riguarda la valutazione del danno morale secondo la LISO, il giudice José Luis Alonso non è d'accordo nel suo parere dissenziente, inoltre, ha obiettato che sotto la copertura del risarcimento sarebbe una sanzione occulta contraria al principio "non bis in idem" imposto.