Il Tesoro sottolinea di avere un "setup" di Rosell per eludere il pagamento dell'Irpef

Un "montaggio per non pagare le tasse". Lo ha affermato lunedì un ispettore del Tesoro che ha sospeso il processo contro Sandro Rosell per eludere il pagamento dell'imposta sul reddito delle persone fisiche nel 2012. Nello specifico, 230.000 euro. Per questo la Procura chiede all'ex presidente del Barça due anni e nove mesi di reclusione.

Nel corso dell'udienza presso il Tribunale Penale 3 di Barcellona, ​​​​​​i rappresentanti dell'Agenzia delle Entrate hanno indicato che Rosell, che ha accettato il suo diritto di non dichiarare, ha preteso di svolgere un'attività di mediazione professionale attraverso la sua società TOC SLU quando in infatti, era svolto da un caporale egli stesso in quanto persona fisica, come sostenuto dal Pubblico Ministero.

Per farlo, secondo un altro degli ispettori che ha testimoniato in qualità di testimone, avrebbe simulato l'affitto di una sua proprietà, un casale a Gerona, per "falsificare il concetto di fatturazione". L'intenzione sarà "detrarre il reddito che non avevi diritto a detrarre ed eliminare la tassazione". Vale a dire, con "uno spirito fraudolento per evitare di pagare l'Irpef".

I fatti risalgono al 2012, quando l'azienda presentò un ritorno negativo di 10.000 euro. Le perdite hanno risentito di "molte spese" nella manutenzione del casale, sebbene in esso non si sia svolto alcun evento.

Gli ispettori del Tesoro hanno indicato che una serie di azioni di consulenza che Rosell aveva fornito erano in realtà computate alla società, che non aveva alcun collegamento con questa attività, ma era dedicata alla locazione di due immobili. Infatti i suoi dipendenti erano custodi del suddetto casale, manutentori o pulizie.

Ecco perché il tesoro conclude che le perdite di quella proprietà sono state compensate con il reddito di consulenza che l'ex presidente del Barça ha esercitato. Dal canto suo, la difesa di Rosell, che esercita l'ufficio di Molins, ne chiede l'assoluzione sottolineando che l'unico motivo per cui è accusato è di "aver scelto la strada sbagliata per fornire servizi professionali legittimi e reali".

Né simulazione né occultamento

Vale a dire, il suo avvocato difende che non c'era alcuna simulazione o dissimulazione necessaria per incorrere in un reato tributario penale. Né fatture false, né prestanome, né residenza del contribuente in altro territorio per evadere le tasse.

Pertanto, l'avvocato ha difeso che la società TOC ha emesso una serie di fatture per i servizi di consulenza forniti da Rosell. Nello specifico si è puntato sulla somma di 215.000 euro che l'azienda ha concesso a Tesera per una trattativa con la giapponese Konami.

Una fatturazione, frutto di un contratto firmato nel febbraio 2010, per i servizi di intermediazione forniti da Rosell. “Nessuno ha messo in dubbio che l'importo addebitato non fosse corretto. Dov'è la simulazione di frode indispensabile per commettere un reato tributario?", ha rimproverato la sua difesa, la quale ricorda che sostenere tale tesi significherebbe accusare di reato tributario chiunque ricorra alla ditta individuale per prestare i propri servizi.

L'avvocato ha anche rimproverato alla Procura e alla Procura dello Stato che, nonostante Rosell avesse già pagato l'onorario truffato nel 2019, entrambi gli imputati includevano solo una semplice attenuante e non quella altamente qualificata.

Oltre alla pena detentiva, il Pubblico Ministero ha chiesto una multa di 300.000mila euro per l'ex presidente del Barça. Il processo, durato quasi le sette del pomeriggio, è stato visto per la condanna.