Le persone colpite alzano la presunta truffa bitcoin di Algoritms a 818 milioni di euro

Elisabetta VegaSEGUI, CONTINUA

La cifra gestita dal Tribunale Nazionale della presunta truffa in valuta digitale che sarebbe stata perpetrata da un'organizzazione criminale guidata da Javier Biosca con la società Algoritms Group come biglietto da visita supera già gli 818 milioni di euro, cifra che le centinaia di interessati hanno raggruppato in diverse accuse stimano che sia stato loro sottratto tra importi versati, resi non ricevuti e interessi.

Così lo dettaglia la Procura in una lettera che risponde all'appello della difesa di Biosca esortando il giudice Alejandro Abascal a riconsiderare la posizione espressa il 9 febbraio, quando ha deciso di rimanere in carcere provvisorio per il rischio di fuga e distruzione delle prove, in quanto sono state richieste affermazioni.

All'epoca il Pubblico Ministero si era espresso a favore della scarcerazione, ma ora ha cambiato posizione e ha concluso che, in linea con quanto motivato quel giorno dal giudice, la misura cautelare è adeguata per «la gravità della presunti fatti” -continua reato di truffa, riciclaggio e organizzazione criminale – e ritenendo che “ha grande capacità economica e di relazioni con i Paesi comunitari e non”.

L'istruttore ha deciso di respingere il ricorso confermando così che Biosca, per il momento, resterà in custodia cautelare.

Intanto l'indagine continua ad andare avanti e ha ancora una parte sotto sommario segreto dove si svolgono le indagini, si tende soprattutto a risalire ai soldi che Biosca ha gestito e a descriverne la meccanica, che a priori assomiglierebbe a una classica truffa piramidale, secondo alle fonti consultate da ABC. Conform precisa la Procura, "i danni causati, finora, sono aumentati a oltre 818.594.308,98 euro".

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La cifra, ha spiegato, "deriva dal calcolo fatto dai sospetti nel stimare che i contratti stipulati con gli imputati siano validi e, di conseguenza, abbiano piena efficacia giuridica, pertanto essi chiedono gli interessi pattuiti". La maggior parte delle persone colpite è rappresentata dall'Associazione delle persone colpite da Cryptocurrency Investments (AAIC) guidata da Emilia Zaballos o da Juan Carlos de León, di Gran Vía Advocats.

Quello che il pubblico ministero sembra escludere è che Biosca fosse detentrice di un massimo di 15 milioni di bitcoin - ce n'erano solo 18 milioni sul mercato -, dopo che un testimone il 10 febbraio ha escluso questo estremo.

Conforme riassume la Procura, dall'indagine svolta, finora, risulta che Biosca, come sua moglie e il figlio, insieme alla mercantile Algoritms Group Ltd "si presentava come Broker specializzato nel mercato delle criptovalute, affermando di avere un esperienza di oltre 5 anni, e indicando che la sua attività è focalizzata sull'investimento di capitali da parte di altri, per ottenere rendimenti attraverso l'acquisto e la vendita di criptovalute.

“Gli imputati affermavano di disporre di un sofisticato sistema di algoritmi che consentiva migliaia di operazioni al minuto per l'acquisto e la vendita di diverse criptovalute (Bitcoin, Bitcoin Gold, Litecoin, ecc.) che riportavano profitti estremamente elevati. In questo modo, gli imputati sono riusciti ad attirare più litiganti, ai quali hanno promesso un interesse settimanale del 10% o del 20%”, spiega la lettera.

Pone Biosca come "il capo di questa organizzazione" e fa notare che, per inciso, "ricevuto il denaro dai danneggiati, sui conti correnti che aveva designato, invece di pagare gli interessi contrattati, ha prelevato il denaro di questi conti o portafogli, e li ha trasferiti su altri conti, senza che le parti interessate ricevano l'interesse finanziario contrattato e siano a conoscenza dei trasferimenti effettuati”.